Quale ruolo ha il microbiota nell’aumento di peso?
Molto studi dimostrano un impatto del microbiota intestinale sull’aumento di peso.
Dei ricercatori hanno paragonato dei topi axenici (senza microbiota) e dei topi convenzionali: questi ultimi sono capaci di far digerire meglio le fibre alimentari e di estrarre più energia rispetto agli axenici. Il microbiota è quindi un “organo” importante che permette di garantire le funzioni normali dell’intestino. Il passaggio poi del microbiota dal topo convenzionale ai topi axenici ha portato a un aumento della loro massa grassa, il ché prova l’impatto del microbiota sull’aumento di peso.
È stato anche dimostrato che il passaggio dei microbioti dei topi obesi e dei topi magri a dei topi axenici riceventi causava un aumento di peso maggiore nei topi che avevano ricevuto il microbiota dei topi obesi.
Un'altra esperienza simile, ma questa volta con dei microbioti umani, ha dimostrato che dei topi che ricevevano il microbiota dei pazienti obesi ingrassavano più rapidamente e aumentavano maggiormente la loro massa grassa dei topi che avevano ricevuto il microbiota dei pazienti magri.
La composizione del microbiota è quindi importante ma anche la sua diversità. Avere una flora intestinale batterica “povera” verrebbe associato all’obesità. È quello che dimostra uno studio nel quale il microbiota intestinale di 169 persone obese e di 123 non obesi è stato analizzato attraverso il sequenziamento del DNA. È stato osservato che un quarto dei soggetti aveva una diversità debole di batteri intestinali e che tra loro l’80% dei soggetti era obeso.
La quantità debole di alcuni batteri o l’assenza di questi potrebbero anche essere un fattore di rischio che tocca l’obesità.
Quali batteri entrano in gioco?
Diversi batteri sono legati al sovrappeso e alla diversità, e ce ne sono alcuni legati ugualmente alla magrezza. A seconda della composizione della nostra flora intestinale, alcuni regimi alimentari sono più efficaci per ottenere una perdita di peso. Il legame tra i batteri del nostro microbiota e l’aumento/perdita di peso è un campo di ricerca molto attivo. Un team di ricercatori dell’INRA, MetaGenoPolis è stato pioniere in questo campo.
Alcuni phylum batterici evidenziano un’alimentazione troppo ricca, soprattutto quando c’è una presenza più importante di Bacteroidetes in rapporto ai Firmicutes. Questo dipende anche dell’enterotipo della persona (il profilo del suo microbiota), che è diverso a seconda del suo regime alimentare: un enterotipo di tipo 1 (con una prevalenza di Bacteroides) mostra un regime ricco di grassi e di proteine animali.
Per quel che riguarda la magrezza, ci sono soprattutto due tipi batterici che sono associati a dei profili detti “magri”: Christensenella e Akkermansia. Il batterio Akkermansia muciniphila è particolarmente legato a un microbiota in buona salute perché è indice di una parete intestinale sana. Questo batterio si trova in debole quantità nei soggetti obesi e il digiuno sembra favorire la sua presenza.
Effettuare un trapianto fecale può aiutarmi a dimagrire?
Il fatto che dei ricercatori siano riusciti a far ingrassare un topo dandogli il microbiota di una persona obesa non può suggerire che il trapianto del microbiota di una persona magra a una persona obesa potrebbe permettere a quest’ultima di dimagrire.
Al contrario, i risultati di un recente studio in cui 11 persone obese hanno ingerito delle capsule contenenti il microbiota di una persona magra contro 11 persone obese che hanno ingerito un placebo,
suggerisce che i batteri della persona magra non hanno modificato il peso dei soggetti obesi.
L'alimentazione resta così un fattore importantissimo nella perdita di peso. Non basa integrare i buoni batteri nell’organismo della persona perché dimagrisca. Bisogna che questi cambi la sua alimentazione e aggiunga possibilmente un’attività fisica al suo stile di vita. Fare un riequilibrio alimentare completo secondo il proprio microbiota è anche la migliore soluzione ed è un’azione molto meno invasiva che un trapianto fecale.
Da Lili Baraton, Luxia Scientific
Gordon J. et al., « The gut microbiota as an environmental factor that regulates fat storage », Proc Natl Acad Sci U S A, novembre 2004, 101(44), p. 15718-23.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC524219/
Le Chatelier et al. « Richness of human gut microbiome correlates with metabolic markers», Nature, Août 2013, 500, p. 541–546.
https://www.nature.com/articles/nature12506
Hesman Saey T., « A gut bacteria transplant may not help you lose weight », Science News, May 2019
https://www.sciencenews.org/article/fecal-transplant-gut-bacteria-microbiome-weight